Nasce l’Associazione Pomodoro Cannellino Flegreo. Intervista al presidente Giovanni Tammaro

Torna in Campania, nei Campi Flegrei la coltura ottocentesca del pomodoro cannellino flegreo

a cura di Francesca Ferrara @netnewsmaker © RIPRODUZIONE RISERVATA

Nei Campi Flegrei è torrnata la cultura del pomodoro cannellino. Con orgoglio a dichiararne la rinascita la nenonata Associazione Pomodoro Cannellino Flegreo  sorta con l’intenzione di tutelare il marchio simbolo tradizione e qualità della coltura. Costituiscono il circuito dell’associazione, le seguenti realtà:

  • Azienda Agricola Costagliola/ Via Caranfe 1, Monte di Procida
  • Azienda Agricola Km 0 Flegreo / via Cappella 313, Monte di Procida
  • Azienda Agricola Pignata Emilio/ via Domitiana 31 , Giugliano in Campania
  • Azienda Agricola Raffaele Palumbo/via Gian Felice 32, Giugliano in Campania
  • Azienda Agricola Russo / via Monte di Cuma 1, Pozzuoli
  • Azienda Vivaistica Tammaro / Via Cuma Licola 11, Pozzuoli
  • Masseria Pignata/ via Domitiana 89, Giugliano in Campania
  • Orti Flegrei/ via Grotta del Sole, Pozzuoli

La Missione dell’Associazione

L’“Associazione Pomodoro Cannellino Flegreo” ha come obiettivo il recupero e promozione della coltivazione e il consumo dell’ecotipo locale nonché la valorizzazione del territorio e della cultura rurale ma anche la tutela dell’ambiente, l’educazione alimentare e dell’impresa multifunzionale.

A far parte della associazione nove soci rappresentanti altrettante aziende agricole sparse sul territorio flegreo compreso tra i comuni di Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli e Quarto e nelle aree strettamente contigue di Giugliano in Campania e del comune di Napoli.

“Noi produttori per storia e tradizione siamo legati al pomodoro cannellino e  ci siamo dati un codice di autoregolamentazione  severo – dichiara Giovanni Tammaro , presidente dell’Associazione – perché il nostro desiderio è offrire un prodotto dal sapore caratterizzante e con uno standard qualitativo alto, valorizzare il territorio sia dal punto di vista paesaggistico che economico con l’ampliamento dei terreni coltivabili che oggi risultano abbandonati e quindi impegnando anche nuove risorse umane. L’obiettivo già per il prossimo anno è quello di creare laboratori per la trasformazione nella stessa area di produzione, dunque ci vogliamo muovere verso una agricoltura multifunzionale per far ripartire il comparto e dare una spinta all’economia flegrea”.

Il pomodoro cannellino flegreo: caratteristiche e informazioni e un poco di storia

Il pomodoro cannellino, annoverato dalla Regione Campania tra i prodotti tradizionali,  è coltivato nell’area flegrea, secondo testimonianze indirette, sin dall’Ottocento,  prevalentemente per consumo fresco e per conserve fatte in casa. Il  seme del pomodoro cannellino non è un ibrido ma viene tramandato da generazione in generazioni. La semina inizia a fine febbraio e la coltivazione si realizza, come da tradizione, con il supporto di canne e spago in juta o canapa in modo manuale così come la raccolta. Questo prodotto deve il radicamento territoriale alla capacità di adattarsi al pedoclima flegreo caratterizzato, tra l’altro, da terreni vulcanici e sabbiosi e da brezza marina. Il raccolto va da luglio a fine agosto.

Il cannellino è un pomodoro di forma oblunga che generalmente pesa tra 15 e 20 g e presenta una lieve strozzatura verso il centro, ha la buccia estremamente sottile e la polpa spessa e soda, quando è maturo è di colore rosso intenso. Al sapore si riscontra un giusto equilibrio tra dolcezza, acidità e sapidità e per questo estremamente versatile in cucina. Ne hanno dato grande prova gli chef e ristoratori già avvezzi all’uso del prodotto , dalla pizza ai dolci passando per primi piatti e zuppe, nella declinazione del prodotto fresco e in conserva.

La prima trasformazione e i prossimi obiettivi

Da quest’anno, per la prima volta, le nove aziende agricole hanno scelto di destinare parte del raccolto alla trasformazione e etichettatura conto terzi. Gli ettari di terra a disposizione delle nove imprese sono circa 65 e poco più di 10 sono stati impegnati per tale coltivazione, il raccolto pari a 120 tonnellate è stato commercializzato per metà fresco, tra vendita diretta e ingrosso, e per metà è stato trasformato in conserve quali passata, passata con pomodori interi e una piccola parte in ‘pacchetelle’. L’esocarpo sottilissimo determina un grande vantaggio ai fini della trasformazione e anche in cucina sia in termini di resa che di sprechi, ed è per questa caratteristica che il cannellino non ha bisogno di essere pelato.

Il Prodotto e il suo riconoscimento

Il prodotto confezionato è in vendita al pubblico presso le aziende, in alcune botteghe di Napoli e provincia ed è già presente in menu di pizzerie e ristoranti dell’area. Si tratta di una rete embrionale che mira a fortificarsi nell’anno in corso al fine di aumentare la produzione di cannellino per il 2019. Intanto parallelamente si procede per l’iter per il riconoscimento della “DOP- Denominazione di Origine Protetta”, a tal riguardo, così ha asserito il Dott. Agronomo Michele Atonna, quale consulente incaricato dell’Associazione: “è stata coinvolta anche la Regione Campania, con i propri funzionari, che ha espresso assoluta partecipazione nel reperimento di qualsiasi documentazione e atto probante la tradizione antica del Pomodoro Cannellino Flegreo”.

Attorno al pomodoro orbitano anche iniziative di marketing territoriale e azione imprenditorialre volta allo sviluppo del territorio come area di impiego per i giovani campani.

Infatti, a testimonianza della grande volontà di fare rete e puntare allo sviluppo e valorizzazione del territorio in senso ampio c’è stata la scelta di unire storia, cultura e enogastronomia in unico momento ospitando il press tour all’Acropoli di Cuma uno dei luoghi simbolo della terra ardente e cornice esclusiva per numerosi terreni piantati a pomodoro.

“Cuma ospita questo prodotto tipico, così come tutti i Campi Flegrei generano da questa tipologia di terra particolare e viva, frutti unici nel loro genere. Tutta l’impronta rurale dei Campi Flegrei ha poi conosciuto uno sviluppo importante  grazie ad una azione spagnola, dai Viceré ai Borbone, che hanno introdotto anche colture dal Nuovo Mondo. – Si è espresso così Dott. Paolo Giulierini, direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei e ha continuato ribadendo che-  la presenza di un’associazione per tutelare questa forma di pomodoro, conosciuta nei Campi Ardenti da secoli, è un importante metodo per mettere a sistema una filiera capace di promuovere non soltanto il prodotto alimentare ma anche un flusso di cultura.
Sarà un piacere, come Parco Archeologico dei Campi Flegrei, poter collaborare con la stessa associazione nelle attività future. Che sia l’inizio di un nuovo e promettente cammino”.

Questa azione congiunta di marketing territoriale ha visto anche la presenza di pizzaioli e chef attivi sul territorio che già hanno introdotto il prodotto nel proprio menu.

Per l’occasione sono intervenuti i pizzaioli Diego Vitagliano di 10 e Federico Guardascione de Il colmo del pizzaiolo affiancati da numerosi chef come: Crescenzo Della Ragione de La Catagna, Alessandro Moraca de La Locanda del Testardo, Angelo Carannante di Caracol,  Luigi Colandrea dell’Agriturismo Don Salvatore, Marcello Santini del Turistico e Crudo Bar e Ciro Laringe di Vinaria. In abbinamento i vini flegrei della Tenuta Matilde Zasso e le birre artigianali Kýmē anche in versione fruttata al mandarino, alla mela annurca e alla percoca puteolana, il tutto coltivato nei frutteti e agrumeti attigui all’Acropoli di Cuma.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.