“MILANO A RIGHE”, mostra di SHARON SALA all’Orange Photo School

a cura di Marina Donzella     @MArtEventi    © RIPRODUZIONE RISERVATA

Milano – Troppo spesso camminiamo velocemente senza prestare attenzione a ciò che ci circonda, perdendo così il bello che la semplice osservazione di un luogo, palazzo, persona ci regala. Troppo spesso, immobili davanti al nostro smartphone, camminiamo a testa in giù fissando lo schermo del nostro device. E quando finalmente alziamo lo sguardo? E’ quello che ha fatto la fotografa Sharon Sala, regalandosi una passeggiata tra i palazzi di Milano catturando la loro essenza in un fotogramma.

Si dice che vedere è un atto fisiologico, guardare è un atto intenzionale, osservare è un’azione attiva. L’osservazione è uno degli strumenti basilari per un fotografo e quando si unisce alla tecnologia di un cellulare permette di realizzare un progetto come “Milano a righe”.

Ne abbiamo parlato proprio con Sharon Sala in occasione della sua mostra per capire com’è nato questo suo progetto, come partendo da uno smartphone si possa realizza uno progetto fotografico e quali accorgimenti bisogna avere per realizzare una buona foto.

Come e quando nasce il progetto “Milano a righe” ?

“Milano a righe” nasce un anno fa, più o meno in questo periodo, fine aprile primi di maggio.
Nasce nel momento in cui ero in giro per Milano per varie mostre fotografiche, perché in questo periodo c’è di solito il Photofestival e il Mia Fair Milano. Questo periodo è anche un grande momento di ispirazione e di influenze che arrivano da tanti punti di vista, tanti lati, e mentre camminavo per la città mi sono resa conto di una cosa abbastanza banale: che tutti noi siamo abituati a camminare guardando lo smartphone e non ci guardiamo più attorno, non guardiamo i palazzi, non guardiamo le strade… insomma non guardiamo Milano.
E allora mi sono soffermata, ho cominciato a mettere in tasca il cellulare e guardarmi attorno e a rendermi conto di tanti palazzi molto belli che pur passandoci davanti non vedevo. Un esempio che faccio di solito è di un palazzo a Corso Magenta. Un zona in cui ho lavorato e passandoci per due anni io non l’avevo mai visto, non ci avevo fatto caso.
Questo progetto pertanto nasce dalla voglia di fermare in un fotogramma, nella memoria, questi palazzi che vedevo. Ammetto di essere affascinata dall’architettura in modo molto stilistico e architettonico e avendo in tasca il cellulare -perché non si ha sempre la macchina fotografica e il cellulare è comunque una macchina fotografica, è uno strumento per far foto- stavo prendendo in mano il device e ho iniziato a fotografarli per ricordarli avendo voglia però di dare a questo progetto molto personale (perché li fotografavo per me, per mio ricordo),dargli una cifra stilistica e per questo ho deciso di usare lo smartphone per fotografarli, per editare le foto e poi per condividerle su un social network visibile come Instagram.

Quindi perché la scelta di fotografare i palazzi a righe?

La scelta delle righe è stata perché volevo dare al progetto una impronta mia personale stilistica ma anche una continuità e pertanto giocando con varie app di editing, sempre sul cellulare, ne ho trovata una che permetteva di applicare delle maschere sopra le foto. Spulciando e provando ho trovato questo codice a barre, ho provato ad applicarlo, a stretcharlo e a tirarlo sulle foto e mi è piaciuto perché la linea in verticale da continuità. Porta l’occhio, a partire dal basso, a percorrere la foto verso l’alto, andando a richiamare l’idea dell’architettura che si espande verso l’alto e mi piaceva perché dava a tutto il progetto questa continuità, questo insieme, e dava questo mio stile personale, questa mia interpretazione di Milano e dei palazzi.

Hai utilizzato lo smartphone. Secondo te come cambia dal punto di vista tecnico lo scatto tra la fotografia digitale a quella analogica.?L’approccio è diverso o il fotografo resta tale anche con due macchine diverse?

Il fotografo resta tale anche perché uno smartphone, una reflex o qualsiasi altro strumento che si utilizzi per fare fotografia è solo uno strumento. Quello che si insegna spesso è che non è lo strumento che fa la foto ma il fotografo e pertanto il fotografo, per prima cosa, deve imparare ad utilizzare bene lo strumento e le funzionalità che lo strumento gli mette a disposizione e poi è lui a fare la foto utilizzando lo strumento. Logico che ci possono essere diversità dal punto di vista tecnico e di qualità dell’immagine ma non dal punto di vista di composizione, taglio e capacità di saper cogliere il momento giusto, l’attimo giusto e saper raccontare.

Quali sono i consigli di Sharon Sala per poter realizzare una buona foto con lo smartphone e quali app non devono assolutamente mancare nel nostro device?

I consigli per quanto riguarda fare una buona foto con lo smartphone è quello di andare a fondo delle possibilità dello strumento che avete in mano. Ogni smartphone ha delle funzionalità diverse perciò andate a sperimentarle, dal giorno, alla notte, al ritratto, allo sportivo o se avete anche la possibilità di scegliere alcun parametri di luminosità, di dimensione file, se avete possibilità di usare il flash, di impostare il tempo piuttosto che il diaframma, perché ci sono modelli di smartphone che permettono anche di impostare la luce. Approfondite bene le funzionalità: provatele, sperimentatele e giocateci perché solo così capirete come funzionano e come possono esservi d’aiuto riuscendo a fotografare in maniera corretta, avendo i giusti colori e cogliere bene la luce perché una cosa importante nella fotografia è saper usare bene la luce.
Per le app dipende da quello che volete fare. Io sono sempre quella che dice: lo strumento va scelto in base alle proprie necessità! Non c’è uno strumento che è migliore dell’altro.
Io per esempio per Milano a righe uso tre app di editing diverse perché ho scoperto che ogni app ha delle funzioni che un’altra applicazione manca perciò scopritela. E’ difficile dire questa è migliore di un altra dipende dalle necessità, dipende da che tipo di editing volete fare. Io ho un’app che mi aiuta a correggere bene le prospettive, un’altra app mi consente di raddrizzare le linee verticali ma non mi permette di correggere le prospettive, sceglietela in base alle vostre necessità …non c’è una migliore… una peggiore.

Se qualcuno volesse approfondire lo studio con una macchina analogica hai in progetto qualche corso?

Di progetti ce ne sono sempre tanti, faccio corsi one to one (direttamente con le persone), faccio corsi di gruppi nel caso in cui vengo chiamata presso strutture; per esempio, attualmente sto facendo un corso di fotografia avanzata presso un’associazione di fotografia.
Se volete fare qualche corso più specifico, qualche corso di base, ritratto… la mia mostra viene ospitata presso la scuola Orange Photo School di Sara Anfossi, scuola che ha aperto un anno e mezzo fa, dove si tengono corsi one to one di fotografia partendo da quello base fino ad arrivare a quelli avanzati o specifici nel caso in cui si abbia esigenza. Pertanto vi consiglio di visitare il sito della scuola e avere maggiori dettagli. In futuro, forse ci sarà un mio corso qui ma è ancora da definire… potrebbe essere un progetto.

Sharon fino a quando è possibile visitare la tua mostra?

La mostra è aperta fino al 10 giugno, si può visitare tramite appuntamento (perché essendo ospitata in una scuola dove si tengono delle lezioni non è aperta al pubblico) direttamente con me o contattando la scuola per poterla venire a vedere… se chiamate me, giustamente vi verrò a fare da cicerone personale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA