X Summit IA 2016. Intervista a Vincenzo Di Maria: “Progettare significa saper guardare oltre il presente per dare forma al futuro”

 

Futuro, Design, Digitale, Web, Architettura delle Informazioni sono solo alcuni degli argomenti su cui il service designer e change maker, Vincenzo Di Maria, presidente di Architecta, fa il focus in occasione della decima edizione del Summit (http://www.iasummit.it/) che si terrà a Roma l’11 e il 12 Novembre 2016.

a cura di Francesca Ferrara @netnewsmaker  © RIPRODUZIONE RISERVATA

Il futuro passa per la progettazione. Questo passaggio a quali soggetti interessa e perché?

#FUTURO
Progettare significa saper guardare oltre il presente per dare forma al futuro.

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Vincenzo Di Maria presidente Architecta

«Tutti organizzano e pianificano le attività della propria vita: un professore prepara la lezione, un cuoco ordina gli ingredienti per il buffet, l’azienda che vende sedie ottimizza i processi e migliora i propri prodotti. In passato l’attività progettuale era comunemente associata al mestiere di architetto o ingegnere, ma con l’avvento della società degli oggetti prima e dell’economia dei servizi poi, una moltitudine di designer hanno affinato tecniche e strumenti per progettare prodotti più ergonomici, interfacce più facili da usare ed esperienze intangibili più umane, come usare Airbnb e dare un valore relazionale alla propria vacanza. Nascono così i progettisti industriali, i designer di interfacce, i grafici, gli esperti del web, ma anche i designer di servizi, i progettisti dell’usabilitità e gli architetti dell’informazione. È normale che i non addetti ai lavori possano sentirsi in difficoltà a decifrare acronimi come HCD, UX, UI, IA oltre ai tecnicismi come “personas, brainstorming e touchpoint”. Spiegare perché UX design (user experience) è diverso nella sostanza e nelle attività da UI design (user interface) è la sfida costante del progettista moderno, immerso nell’era della trasformazione digitale di processi e servizi».

#DESIGN
«Se il marketing è una strategia creativa per vendere un prodotto o servizio nel modo migliore possibile, il design è una strategia creativa per rendere quel prodotto o servizio migliore per l’utente che lo utilizzerà e più facile o economico da produrre o erogare.  Se il management è un modo di ottimizzare le operazioni di un’azienda per migliorarne e garantirne i processi produttivi, il design è l’arma in più per innovare in tempo di crisi, gestire le trasformazioni ed esplorare nuove possibilità».

User experience e user experience design, quale differenza e perché sono importanti per talune professionalità? L’importanza di queste figure in quali processi e tipologie di progettazione? Quale mercato?

#USERCENTRED
«Nonostante l’associazione della parola design al mondo dell’estetica e allo stile modaiolo, progettare è una cosa seria, dalle scelte progettuali dipendono il nostro benessere e la crescita economica di un’azienda o della società. Progettare mettendo al centro i bisogni, i comportamenti e i desideri dell’utente vuol dire progettare intorno alle persone e non intorno ai processi tecnologici o alle esigenze di mercato. Lo sviluppo tecnologico ci fornisce continuamente nuovi strumenti che devono essere abilitanti, non il motivo per i quali si creano nuovi prodotti. Il progettista è sensibile alle opportunità di mercato, ma diversamente dall’imprenditore non cerca subito di capitalizzare economicamente. Vuole prima risolvere un problema, migliorare una condizione, rendere più fluida un’interazione, semplificare un processo: in altre parole il progettista che mette l’utente al centro delle proprie attività vuole migliorarne la vita, nei gesti quotidiani e nella creazione di valore aggiunto. Dalla sedia ergonomica alla lampada che si regola con la luce del giorno, dall’app che ci permette di pagare le bollette in modo pratico, sicuro e veloce (evitando lunghe code all’ufficio postale) al sistema di biciclette condivise in una città sempre più intelligenze e connessa: progettare valore ed esperienze di senso è il mestiere dei designer di oggi».

#DIGITALE
«I designer che si occupano di progettare esperienze operano attraverso diversi canali, integrando digitale e reale, esperienze immateriali e luoghi fisici. Tutti i servizi che utilizziamo quotidianamente, dalle telecomunicazioni ai trasporti, passando per lo shopping o la gestione delle nostre finanze personali passano per l’interazione con un app, un sito web, un luogo fisico, delle brochure informative, delle conferme per email, sms di notifica e una serie infinita di punti di contatto. Il mercato è molteplice, vasto e in continua evoluzione: queste figure professionali aiutano a rendere più accessibili, trovabili e usabili i prodotti e i servizi che esso offre. Come l’acqua si adatta alla forma del contenitore i contenuti e i servizi digitali si adattano in modo “responsive” al contesto e all’utente, oltre che alla piattaforma (smartphone, tablet, PC o pannello interattivo)».

Architettura delle informazioni e della comunicazione: l’importanza di capirla per poterla trasferire.

#INFORMATIONARCHITECTURE
«Architettura dell’informazione: questa sconosciuta! La definizione è spesso fraintesa e diverse le interpretazioni possibili. Parliamo di architettura in senso di organizzazione e struttura dell’informazione, non certo per le case e i palazzi in giro per la nostra città. A dirla tutta, proprio dalla progettazione degli scenari urbani, dalle unità più semplici come i mattoni, fino ad arrivare alle infrastrutture complesse come i ponti e le autostrade nascono i principi logici sui quali si base oggi anche l’architettura dell’informazione. Parliamo di una disciplina che organizza i dati e le parole per creare percorsi di senso, ovvero informazione. Una buona architettura informativa ci permetterà di trovare il libro che cerchiamo in una biblioteca piena di libri o di arrivare in tempo alla porta d’imbarco di un aeroporto affollato. Trovabilità e chiarezza dell’informazione, qualunque sia il modello mentale della persona che sta cercando quella risposta. Strutturare percorsi diversi, per arrivare alle stesse conclusioni vuol dire costruire strade metaforiche che portano a Roma. Se non trovo ciò di cui ho bisogno quando visito il sito web del mio comune o non capisco come trovare le informazioni essenziali sul sito della mia banca significa che l’architettura dell’informazione non è stata progettata con la giusta attenzione. Queste dinamiche possono risultare in frustrazione e lamentele da parte dell’utente ma anche cattive recensioni e perdita di clienti da parte di chi eroga il servizio».

#NONSOLOWEB
«Architettura dell’informazione vuol dire dare il giusto peso alle parole, saperle distribuire in modo funzionale e difficile da fraintendere. Si studiano le tassonomie, categorie, contesto e contenuto, si usano principi di UX Design per capire come migliorare l’usabilità e l’efficacia di queste organizzazioni. L’architettura delle informazioni non è importante solo nel web (saper strutturare il menu e la navigazione di un sito) ma nel mondo sempre connesso che ci circonda, l’informazione è ovunque e l’architettura può essere pervasiva. Immaginate di girare per il centro storico di un borgo e allo stesso tempo cercare su Google map, Trip Advisor o Foursquare altri livelli di informazione come i commenti e le recensioni di altre persone che si sovrappongono ai cartelli e la segnaletica fisica presente sul posto. Una specie di costante realtà aumentata dove l’informazione è l’unità di misura del valore, preziosa moneta di scambio.  Gli italianissimi architetti dell’informazione Andrea Resmini e Luca Rosati descrivono questi processi meglio di chiunque altro al mondo nel loro libro del 2011 “Pervasive Information Architecture – Designing cross-channel user experiences” mentre proprio quest’anno Federico Badaloni si presenta ai lettori con un testo dal titolo accattivante “Architettura della comunicazione – progettare i nuovi sistemi dell’informazione” in cui parla di progettazione funzionale e di come la rete possa aiutarci a comunicare, comprendere, trasformare e creare».

Dieci anni di Summit: genesi e risultati conseguiti. Rispetto al 2006 cosa è cambiato per la materia? Genesi del progetto summit, dal gratuito alla formazione a pagamento e perché

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#IASUMMIT

«Il summit di architettura dell’informazione nasce dalla passione di alcuni architetti e progettisti italiani che incontrandosi in giro per il mondo tra convegni e conferenze sulla materia hanno deciso di creare un appuntamento annuale per fare il punto sulla comunità di pratica nel nostro paese. Nato in ambito accademico e rivolto agli addetti ai lavori il Summit riscuote un buon successo e tratta tematiche pionieristiche anche per il contesto internazionale, divulgando e creando opportunità di scambio tra i partecipanti e crescita professionale. Negli ultimi anni il Summit di Architecta è diventato il momento di incontro annuale per la comunità di pratica italiana».

I titoli degli ultimi summit sono stati:

  • 2013 Digitale è reale – Progettare l’esperienza delle persone fra atomi e bit

  • 2014 Architettura delle relazioni – Dalla rete come collegamento alla rete come condivisione

  • 2015 Dall’ascolto alla progettazione – Il percorso del senso: persone, contesti, significati

#ARCHITECTA

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Claudia Busetto e Vincenzo Di Maria founder di Commonground

screencapture-architecta-it1-1478526012052«Nel 2008 gli organizzatori del summit danno vita all’associazione  Architecta – società italiana di architettura dell’informazione che nei primi anni di attività si limita a tenere in contatto i partecipanti agli eventi nazionali e a creare momenti di incontro e formazione. Passano gli anni e l’associazione cresce, nel numero e nella tipologia di soci: ci sono progettisti ibridi che si occupano di sviluppo web e di grafica, altri che si occupano di scrittura e comunicazione, alcuni sono informatici, altri ricercatori e poi ovviamente gli architetti, i designer e gli ingegneri. Dal 2014 è possibile anche associarsi come azienda e comprare diverse quote associative per partecipare alle attività svolte durante l’anno solare. Essere soci di Architecta vuol dire prima di tutto sostenere una causa e contribuire alla creazione di materiale utile a una comunità di pratica in continua evoluzione. Essere soci vuol dire anche partecipare, divulgare e presidiare in modo capillare nei luoghi dove più serve: dalla grande azienda alla scuola e gli uffici della pubblica amministrazione, in città così come in periferia. Il summit è sempre stato gratuito ai soci che hanno rinnovato la quota associativa durante l’anno solare e a pagamento per gli esterni. Le quote di partecipazione richieste come contributo per sostenere le spese del summit sono sempre state calmierate, in modo da poter rendere accessibile a tutti l’evento. Per scoprire come associarsi basta consultare il sito web di Architecta nella sezione dedicata ai soci».

#IIAS2016
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«Quest’anno siamo giunti al decimo summit e il tema sarà: lasciare il segno, l’impatto dell’atto progettuale. In un certo senso si vuole tracciare un bilancio di questi primi dieci anni di attività ma anche riflettere sulla responsabilità del progettista che lascia il segno nella vita delle persone con la propria attività. Il X Summit torna a Roma l’11 e 12 novembre 2016 dopo diversi anni tra Milano e Bologna e si pone degli obiettivi ambiziosi: raggiungere un pubblico giovane, diversificato per interesse e interdisciplinare. Ci saranno 10 workshop e una conferenza con doppia traccia, una di visione e una di pratica con docenti e relatori italiani e internazionali. Il programma completo può essere consultato su www.iasummit.it e i biglietti sono disponibili su www.architectaia.it al prezzo di €19 per i soci e €89 per il pubblico generico. La scelta di un biglietto a pagamento è dettata dai maggiori costi per l’organizzazione di quest’edizione speciale del summit. A Berlino o Londra la stessa conferenza costerebbe €800, seguite Euro IA e IA Summit per gli appuntamenti internazionali. Per quanto riguarda i workshop di Architecta in programma per venerdì 11 novembre si è deciso di diversificare l’offerta aumentando il numero di laboratori e diminuendo il numero massimo di partecipanti per sessione, in modo da garantire un migliore rapporto docente/partecipanti. La formazione professionale è erogata da associati e collaboratori di Architecta e il costo della formazione copre le spese vive tra spazi, materiali e logistica».

chefuturo#UXWEEKROME

«La settimana che precede il X Summit si trasforma quest’anno nell’occasione perfetta per allargare le maglie del discorso, coinvolgere i colleghi romani già impegnati nella promozione di queste discipline e integrare il WUD Roma – giornata mondiale sull’usabilità del web alla giornata di formazione e conferenza di Architecta. Il programma è ricco e ci sono dei biglietti combo per partecipare ad entrambe le conferenze».

L’Italia e la cultura in materia UX, come si colloca, come si posiziona rispetto agli altri paesi?

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«L’Italia rimane sicuramente indietro rispetto ai paesi anglo-sassoni e al contesto americano dove l’architetto dell’informazione è una figura professionale riconosciuta così come lo UX designer. Questa situazione è fotografata dallo scarso numero di figure professionali di questo tipo impiegate presso aziende italiane e  dalla mancanza di un contesto culturale che riconosce in modo diffuso queste discipline. Se invece parliamo di qualità del pensiero progettuale e produzione intellettuale l’Italia ha molto da contribuire allo scenario internazionale, come a sempre fatto nel campo del design. Il summit vuole essere un momento di divulgazione e di contagio per quanto riguarda la coscienza progettuale in materia UX e IA, così come il supporto di Architecta a corsi di formazione gestiti da università e agenzie associate. La sfida rimane portare progettisti che condividono un pensiero globale ed esperienze internazionali in contesti culturali e progetti locali, contaminare le intelligenze e far crescere gli architetti dell’informazione del futuro. Saranno loro a lasciare il segno se gli spianiamo la strada dalle resistenze e barriere culturali di cui l’Italia è ricca».

Leggi anche l’intervista CARLO FRINOLLI, WUDRome

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