VALENTINA FALCINELLI racconta PLAY COPY [Intervista]

Il 4 Febbraio a Roma, presso al sede del TAG, a Cinecittà, si terrà l’edizione 2017 dell’evento/workshop Play Copy, organizzato da Pennamontata.  Valentina Falcinelli, Ceo&Founder dell’agenzia racconta la genesi dell’evento e l’importanza della pratica della buona scrittura

a cura di Francesca Ferrara @netnewsmaker  © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

VALENTINA FALCINELLI – Ceo&Founder Pennamontata.com

L’ITALIANO, questo sconosciuto. L’importanza della parola giusta, al momento giusto, scritta nel canale giusto. Perché è così difficile anche per coloro che dovrebbero essere professionisti della parola, come i giornalisti e i comunicatori?

«Perché non si tratta di conoscere solo l’italiano. Non si tratta solo di aver acquisito padronanza nell’uso della nostra meravigliosa lingua. Si tratta di possedere una visione d’insieme che spazia dalla correttezza formale e stilistica alla conoscenza dei vari media.
I social, ormai, non sono più “nuovi media”; si sono imposti nella nostra quotidianità e chi lavora nel mondo della comunicazione oggi dovrebbe conoscere anche i linguaggi di questi “nuovi media” e i vari utilizzi che se ne possono fare. Per arrivare a questo punto, però, bisogna fare uno scatto. Questo balzo in avanti è più difficile da compiere se alle spalle si hanno anni, decenni, lustri di lavoro seduti dietro la scrivania, col taccuino, la macchina da scrivere, i comunicati stampa da girare ai giornalisti, un menabò da correggere e un metodo di lavoro che, a oggi, purtroppo, risulta essere “limitato”. Ho detto “difficile”, non impossibile.
Chiunque può evolversi e migliorare le proprie capacità comunicative con un pizzico di umiltà e di formazione, spesso indispensabile. E poi servono – inutile dirlo, ma diciamolo, va’ – buon senso, buon gusto, etica. Perché spesso anche i migliori comunicatori, quelli più formati e al passo coi tempi, cadono sulle basi».

 

Play Copy, qual è il focus?
«Dopo 3 anni di C-Come, abbiamo dato vita a un convegno tutto nostro e solo nostro: Play Copy, per l’appunto. Questa è la prima edizione e siamo pieni di entusiasmo, perché Play Copy è l’unico convegno dedicato interamente alla scrittura per il marketing.
Il format è nuovo, perché abbiamo pensato di inserire anche delle micro esercitazioni cui il relatore darà un feedback (ovviamente non a tutti!).
Gli interventi sono brevi e super pratici: pragmaticità è la parola d’ordine».
 

Blocco dello scrittore​-scrivano davanti al foglio bianco. Come superarlo?
«Ci sono dei momenti in cui ci forziamo e sforziamo di riempire il foglio di parole. Alle volte – voglio dirlo – è del tutto inutile. Anzi, più ci impegniamo, meno riusciamo. Una soluzione, in questo caso, è quella di cambiare attività o anche solo aria. Una cosa che faccio spesso, e che mi aiuta, è proprio prendere una boccata d’aria fresca. Distrarmi un attimo. Oppure, in alternativa, cerco su Google Immagini usando come parola chiave il tema che devo trattare.
Cerco di stimolare il cervello usando non la via principale, ma quelle secondarie, i viottoli che tendiamo a dare per scontati ma che sono comunque funzionali per arrivare a destinazione.
Poi, come per molte cose, tutto sta nell’iniziare. Una volta rotto il ghiaccio, le parole scorrono veloci».
 

Copywriter chi? Questa figura ‘mistica’. Come si diventa professionista?
«Professionisti si diventa col tempo, con l’esperienza, con un bel bagaglio di errori e di lavori da portarsi dietro. Un copywriter è capace di plasmare le parole e renderle calzanti per tutti i tipi di target, di canale, di messaggio, di format. Poi, ciascun copywriter è specializzato in qualcosa.
Io, per esempio, posso ideare naming, scrivere i testi di cataloghi, siti web, blog post, annunci stampa, script radiofonici ma ho maturato più esperienza per alcuni tipi di copy rispetto ad altri. Come è normale e giusto sia.
Oggi come ieri, bisognerebbe avere l’umiltà di avvicinarsi a questa, come a qualunque altra professione, con rispetto. Con la voglia di imparare, di migliorarsi, di crescere. Come si arriva a fare questo lavoro? Non c’è una regola.
Io ho interrotto gli studi in Scienze della Comunicazione al terzo anno; ho conseguito la laurea triennale e poi mi sono formata nel mondo dell’editoria come correttrice di bozze. Poi da lì ho iniziato a lavoricchiare in agenzia di comunicazione e sono quindi approdata sui lidi del libero professionismo, collaborando con tante, tantissime realtà. Dapprima piccine poi, col passare del tempo, sempre più importanti.
Il mio consiglio, in generale, è appunto quello di partire con umiltà. Non avere la smania di arrivare, di bruciare le tappe, di darsi un tono. Lo studio, la pratica, gli errori, la fortuna di avere un mentore: tutti gli ingredienti di una ricetta che, ciascuno, può cambiare a proprio piacimento. Ma solo nelle dosi».
 

Trovare la propria voce. Qualche consiglio?
«Mi piace parlare di pasta testuale e di texture: la voce dà spessore ai testi, li rende più vivi, palpabili, umani. Peccato che trovare la propria, di voce, è quanto di più difficile ci sia. Almeno per come la vedo io. Non a caso, infatti, molte aziende comunicano con dei testi formalmente corretti e impeccabili, ma privi di anima. Ecco: la voce è l’anima che trasuda da ogni parola.
Per capire qualcosa in più su questo affascinante argomento, vi lascio con un paio di link.
Qui trovate le slide di un evento aperto che ho tenuto qualche tempo fa a DoLab School.
http://www.slideshare.net/DoLabSchool/tone-of-voice-come-creare-un-manuale-per-il-tov-aziendale 
Qui, invece, un approfondimento sul tone of voice che ho scritto per il blog di Pennamontata.
http://www.pennamontata.com/news-copywriter/tone-of-voice-esempi ».