SYBILLA CUMANA, laricerca fotografica di Ilaria Sagaria e Francesco Soranno

S I B Y L L A il mistero della vergine oscura ventum erat ad limen, cum virgo. “poscere fata tempus” ait “deus, ecce, deus!” [ VIRGILIO, Eneide, VI 45-46 ]

fotografie di ilaria sagaria e francesco soranno

vernissage | venerdì 21_10_2016 ore 18.00 | CASTEL dell’OVO sala delle carceri NAPOLI visitabile fino al 30_10_2016 |

OBIETTIVO | raccontare per immagini l’antico e forse più leggendario mito dei Campi Flegrei

principali riferimenti bibliografici | VIRGILIO [Eneide libro VI] | OVIDIO [Le Metamorfosi libro XIV] | DANTE [La Divina Commedia “Paradiso” canto XXXIII] | PETRONIO [citato in epigrafe da T.S. Eliot in “The waste land”]
oggetti evocativi
| le foglie di palma sulle quali la Sibilla trascriveva i suoi vaticini | foglie che erano poi mischiate dai venti provenienti dalle cento aperture dell’antro | il dono dell’immortalità, ricevuto da Apollo: “tanti anni di vita quanti i granelli di sabbia che era possibile stringere nella propria mano” | dimenticando di chiedere ad Apollo anche l'”eterna giovinezza”, la Sibilla fu costretta ad un lento invecchiamento che la rese tanto piccola e consumata come una cicala, così decisero di metterla in una gabbietta nel tempio di Apollo | la Sibilla rispose: voglio morire “mori volo” (Petronio, citato in epigrafe da Thomas Stearns Eliot) | i nove libri sibillini di cui sei bruciati e tre acquistati da Tarquinio il Superbo, l’ultimo dei sette re di Roma

la Sibilla Cumana era il più famoso oracolo del mondo antico, giovane vergine che svolgeva attività mantica in uno stato di trance (furor), l’etimologia e l’origine dell’appellativo è sconosciuta | chi visitava la Sibilla Cumana in cerca di consigli veniva introdotto al vestibolo antistante la camera interna dell’oracolo, attraverso una galleria, scavata nella collina di Cuma, in cui si alternavano luci e ombre, | La visione inquietante di un’indistinta figura sacerdotale, svanente a tratti nell’oscurità, doveva risultare sconvolgente anche per il più coraggioso dei visitatori

la leggenda | Apollo innamorato di lei le offrì qualsiasi cosa purché ella diventasse la sua sacerdotessa, ed ella gli chiese l’immortalità, ma dimenticò di chiedere la giovinezza e, dunque, invecchiò sempre più fino al punto che il corpo divenne piccolo e consumato, come quello di una cicala | così decisero di metterla in una gabbietta nel tempio di Apollo, finché il corpo non scomparve e rimase solo la voce | Apollo le diede un’altra possibilità: se lei fosse diventata completamente sua, egli le avrebbe dato la giovinezza, ma ella, per non rinunciare alla sua castità, decise di rifiutare

gli oracoli della Sibilla Cumana erano raccolti in nove libri di profezie che ella offrì in cambio di un enorme compenso a Tarquinio il Superbo, l’ultimo dei sette re di Roma. Al suo rifiuto, la profetessa ne bruciò tre e poi altri tre. Quand’ella tornò a presentargli gli ultimi rimasti, Tarquinio si arrese e li acquistò. I famosi Libri Sibillini erano conservati nel Tempio Capitolino a Roma e consultati dal Senato durante le emergenze. Bruciarono insieme al Tempio nell’83 a.C.

Virgilio, nel libro VI dell’Eneide la rappresenta nella doppia funzione di veggente e di guida di Enea nell’oltretomba e la presentazione dell’oracolo è accompagnata dal cupo ritratto dei luoghi in cui vive e che formano un tutt’uno a suggerire un’immagine di paura ma allo stesso tempo di mistero

in Ovidio, nel libro XIV delle Metamorfosi, la Sibilla Cumana narra ad Enea del dono ricevuto da Apollo, di tanti anni di vita quanti i granelli di sabbia che era possibile stringere nella propria mano; dimenticando tuttavia di richiedere l’eterna giovinezza, la Sibilla era destinata a un invecchiamento lunghissimo nel tempo

Dante, costante evocatore dei miti virgiliani, cita la Sibilla con particolari riferimenti alla difficoltà di cogliere il filo dei suoi responsi | ” Così la neve al sol si disigilla, così al vento ne le foglie levi si perdea la sentenza di Sibilla” (Dante, Paradiso XXXIII, 64-66)

in un celebre passo di Petronio, la Sibilla viene ricordata e citata in epigrafe da Thomas Stearns Eliot nel suo The waste land: “perché, io stesso con i miei occhi la Sibilla a Cuma ho visto, in una bottiglia, e quando i ragazzi hanno detto: Sibilla quello che vuoi? lei mi ha risposto: voglio morire [mori volo]