
Da quella primavera del 1967 in cui Totò tornò a Napoli per il suo ultimo viaggio sono già passati 50 anni. Cosa ne è stato del regno dell’ironia sottile e un po’ amara tutta napoletana senza il Principe della risata? Giovedì 30 marzo D’Angelo Santa Caterina una serata in ricordo di un grande artista, un omaggio culturale e culinario ad Antonio de Curtis, persona prima che personaggio
a cura di Francesca Ferrara @netnewsmaker © RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli amici, gli artisti o semplicemente il popolo napoletano che lo ha amato e che ancora oggi ride con lui citando detti tratti dai suoi film, si è riunito nei saloni panoramici della villa in Via Aniello Falcone, per celebrare l’artista scomparso, ma vivo nei cuori dei napoletani e di ogni italiano che si sia lasciato condurre dall’umorismo, a volte sarcastico del principe-cittadino, blasone che scelse la maschera dell’uomo comune per trasformare gli opposti in armonia.
E sono stati proprio questi opposti i protagonisti della serata: la miseria e la nobiltà, l’assenza di una delle personalità più grandi tra i figli di Partenope e la ricchezza di un legame che sfida il tempo e le distanze, e che tutto il mondo ci invidia per svelare una delle riflessioni più vere acclamate dal personaggio Felice Sciosciammocca : “La vera miseria è la falsa nobiltà”.
Così il gioco dei contrasti si è colta la sfida tra gli chef a tavola tra i piatti della cucina povera e di tradizione che nasce in un contesto popolare e la nobiltà di una cucina creativa che mostra l’altro volto di Napoli.
Per raccontare tutte queste sfumature serve un doppio menù: un canone inverso a 4 voci, per esaltare la poliedricità della gastronomia napoletana, che sa creare mondi a partire da ogni punto di vista, proprio come l’arte di Totò.
Le 4 voci
I piatti della terra di Pietro Parisi, il cuoco contadino del ristorante Era Ora, con una rivisitazione di un classico napoletano Friarielli e salsicce e quelli della tradizione di Michele Succoia e Salvatore Giugliano, chef di Mimì alla Ferrovia, che hanno proposto delle degustazione in finger food delle tipicità partenopee e la peculiare Pasta mista, dell’azienda Voiello, e fagioli arricchita con frutti di mare, gamberi e seppie, in contrappunto alle creazioni degne della stella Michelin di Gianluca D’Agostino Chef del ristorante Veritas che ha deliziato gli ospiti con Insalata di seppia e piselli con acetosella e sesamo e all’innovazione della cucina di Giovanni Morra di D’Angelo Santa Caterina, che ha rielaborato in chiave creativa uno dei piatti più amati da Totò Baccalà a vapore su passatina di pomodoro San Marzano crumble di olive nere e polvere di capperi.
Vini e Bollicine
Il tutto è stato sapientemente accompagnato dai vini spumante dell’azienda Valdo: Cuvèe 1926, Falanghina, Passerina, Pecorino e Moscato.
Niente di meglio quindi di una cena-evento per raccontare il Totò di tutti e di tutti i giorni, amante della tavola, della cucina napoletana e assiduo frequentatore di D’Angelo e Mimì alla ferrovia, nei quali è custodito ancora un ricordo alle pareti. Un delicato percorso enogastronomico guidato in sala da Gennaro Varchetta di D’Angelo Santa Caterina e accompagnato dagli esperti sommelier dell’associazione AIS.
Decorazioni e Dolce
E proprio per brindare “Alla felicità di questa bella nobiltà” non sono mancati i contributi per esaltare al meglio la serata, come gli allestimenti a tema di We Concept Design e We Italian Design, il cheese bar di CarmaSciando, una degustazione di formaggi irpini e la torta realizzata dalla Pasticceria Blue Moon con crema chantilly e albicocche pellecchiella dei Monti Somma, una tipicità vesuviana lì dove sorgeva il castello del marchese De Curtis.
“Torno nella miseria ma non mi lamento: mi basta sapere che il pubblico è contento”
Una serata, immortalata dagli scatti di Alessandro Impresa di Foto Riccardi per cadenzare il dialogo tra Napoli e Totò che solo apparentemente si è fatto monologo in questi ultimi 50, perché la ricchezza immortale di artisti del suo calibro riesce sempre a trasformare la miseria dell’assenza nella nobiltà da tramandare di un uomo che ha dedicato la vita a donare il sorriso al suo pubblico.
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